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mercoledì 30 dicembre 2009

pppippo

Orwell viene ricordato soprattutto per il contributo che diede alla letteratura distopica (il termine contrario alla Utopia), che utilizzò più volte nella lotta contro il totalitarismo. Dal punto di vista letterario egli si inserisce nel grande filone della letteratura satirica inglese, che si può far risalire a Jonathan Swift (con riferimento a I viaggi di Gulliver, ma anche al pamphlet Una modesta proposta). In realtà sono i suoi saggi ed articoli che – più di ogni altro suo scritto – costituiscono il contributo maggiore di questo scrittore alla comprensione del suo (e anche del nostro, attuale) tempo, oltre che un alto esempio di esercizio della ragione e dello spirito critico, tramite uno stile assolutamente superbo.

La sua scrittura, pur esprimendo concetti complessi, è chiara ed adotta parole ben comprensibili: Animal Farm (La fattoria degli animali) in particolare è stato più volte usato come lettura nei corsi di lingua inglese per stranieri. Esso è, sotto la parvenza di una favola per bambini, un'acuta parodia del comunismo realizzato in Unione Sovietica. (In una fattoria gli animali si ribellano ad un padrone umano crudele e dispotico solo per piombare in un dominio anche peggiore guidato dai maiali, corrotti dall'avidità di potere e caratterizzato dall'icastico motto: "tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri.")

Dal punto di vista più politico (parafrasando R.A. Heinlein) viene da pensare ad Orwell come un maestro severo, quelli di una volta, poco dediti ai buonismi ed alle frasi del tipo "in fondo quel teppistello è un bravo ragazzo". Orwell è un maestro che tramite le favole (La fattoria degli animali) ammonisce a non credere alle favole, che stimola a mantenere sempre alta la coscienza e lo spirito critico, a dubitare delle rivoluzioni, a dubitare del nostro stesso pensiero, perché potrebbe essere condizionato dal linguaggio (la neolingua di 1984) costruito apposta per incarcerare la nostra mente. Ed è severo perché ci punisce subito, mostrando le devastazioni provocate dal sonno della ragione.

Orwell viene ricordato soprattutto per il contributo che diede alla letteratura distopica (il termine contrario alla Utopia), che utilizzò più volte nella lotta contro il totalitarismo. Dal punto di vista letterario egli si inserisce nel grande filone della letteratura satirica inglese, che si può far risalire a Jonathan Swift (con riferimento a I viaggi di Gulliver, ma anche al pamphlet Una modesta proposta). In realtà sono i suoi saggi ed articoli che – più di ogni altro suo scritto – costituiscono il contributo maggiore di questo scrittore alla comprensione del suo (e anche del nostro, attuale) tempo, oltre che un alto esempio di esercizio della ragione e dello spirito critico, tramite uno stile assolutamente superbo.

La sua scrittura, pur esprimendo concetti complessi, è chiara ed adotta parole ben comprensibili: Animal Farm (La fattoria degli animali) in particolare è stato più volte usato come lettura nei corsi di lingua inglese per stranieri. Esso è, sotto la parvenza di una favola per bambini, un'acuta parodia del comunismo realizzato in Unione Sovietica. (In una fattoria gli animali si ribellano ad un padrone umano crudele e dispotico solo per piombare in un dominio anche peggiore guidato dai maiali, corrotti dall'avidità di potere e caratterizzato dall'icastico motto: "tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri.")

Dal punto di vista più politico (parafrasando R.A. Heinlein) viene da pensare ad Orwell come un maestro severo, quelli di una volta, poco dediti ai buonismi ed alle frasi del tipo "in fondo quel teppistello è un bravo ragazzo". Orwell è un maestro che tramite le favole (La fattoria degli animali) ammonisce a non credere alle favole, che stimola a mantenere sempre alta la coscienza e lo spirito critico, a dubitare delle rivoluzioni, a dubitare del nostro stesso pensiero, perché potrebbe essere condizionato dal linguaggio (la neolingua di 1984) costruito apposta per incarcerare la nostra mente. Ed è severo perché ci punisce subito, mostrando le devastazioni provocate dal sonno della ragione.

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